Oculus Animae
Come lettore devo ammettere che la storia contenuta in quest’ottima opera prima mi ha davvero terrorizzato. E non tanto perché contenga scene truculente, assassini armati di ascia o mostri nascosti sotto il letto. Anzi, non ne troverete affatto. La paura che incute a piano a piano, pagina dopo pagina, deriva dal non detto e dall’essere che abita nelle profondità umane, quella parte bestiale annidata in ognuno di noi che, se non repressa o almeno tenuta a bada, può se-minare orrore e creare follia. L’autrice, giovanissima e acuta, è stata infatti capace di delineare la psiche dei suoi personaggi in modo tale da renderli del tutto reali, quasi che fossero potenziali vicini di ca-sa, conoscenti o colleghi di lavoro, nascondendo l’essere dietro a maschere difficili da riconoscere come tali. Ed è proprio questo a rendere tangibile il terrore, quando si cela laddove riteniamo di trovarci al sicuro e in coloro degni del-la nostra cieca fiducia. Il mondo immaginario che si spiega lungo tutta la vicenda è la rappresentazione plastica e impietosa, nonché scevra di facili moralismi e lezioncine fastidiose, di quello giovani-le del giorno d’oggi ed è, in sostanza, un qualcosa di ameno a coloro che abbiano passato i quarant’anni e che, anche se in qualche modo consci della sua esistenza, vorrebbero comunque fingere di ignorarlo.
Glenda Dal Bosco è una studentessa di lingue e letterature straniere all'Università di Trento. La scrittura creativa è la sua più grande passione. Fantasticare trame e vicende è sua abitudine fin da quando ne ha memoria. Molte delle storie che una volta erano solo nella sua testa si sono trasferite poi su carta. Alcune sono semplici, altre più complesse, ma considera ognuna di esse parte di lei, un pezzetto del suo passato così come del suo presente.